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Satsuma

Le origini delle porcellane Satsuma risalgono con tutta probabilità alla fine del XVI secolo o all’inizio del XVII, dopo le incursioni giapponesi in Corea, e con la deportazione di vasai coreani nella regione di Satsuma. Se nei primi secoli l’uso delle suddette porcellane si limitava ad attività quotidiane, dopo l’Esposizione Universale del 1867 crebbe l’interesse da parte del vasto pubblico occidentale: questo spinse gli artigiani a sviluppare una produzione di massa finalizzata all’esportazione. Ma non tutti permisero che il pregio della fattura andasse a scapito del mercato d’esportazione: alcuni artisti, come Taizan Yohei IX, Itō Tōzan, Kinkōzan Sōbei VI, Yabu Meizan, Chin Jukan XII, Miyagawa Kōzan (Makuzu), Seikozan e Ryozan, si distinsero per la loro volontà di riprendere le tradizionali fatture e decorazioni.

Miyagawa  Kōzan, che ereditò il mestiere dal padre, si distinse come unico vincitore del Gran Premio all’Esposizione Universale parigina del 1900, grazie a due grandi vasi in pietra. Come il figlio adottivo di Miyagawa Kōzan, molti discendenti dei grandi artisti continuarono la tradizione familiare, e le loro porcellane cambiarono con il nuovo secolo: in quelle risalenti agli inizi del ‘900, si fece in particolare uso della prospettiva e dell’oro liquido nelle decorazioni. Il lavoro degli artigiani di Satsuma continuò fino alla fine del ventesimo secolo. Sebbene i pezzi più antichi non presentino alcuna marcatura, è possibile identificare i più recenti tramite i diversi marchi applicati da ogni artista, la gran parte delle volte in giapponese, raramente con lettere dell’ alfabeto latino.

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